La Tavola Periodica delle Competenze

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    a cura di Paola Andreoli, Anna Maria Bisi, Stefano Lotti (Liceo A. Maffei - Riva del Garda) - Emilia Seghetti (Liceo E. Fermi - Bologna) - Marina Usala (Liceo S. Cannizzaro – Palermo) - Fabio Di Pietro (Liceo D.A. Azuni - Sassari) - Michele Ruele (Liceo G. Galilei – Trento)

     
    «il Sistema Periodico di Mendeleev, che proprio in quelle settimane imparavamo laboriosamente a dipanare, era una poesia, più alta e più solenne di tutte le poesie digerite in liceo: a pensarci bene, aveva perfino le rime! Che, se cercava il ponte, l’anello mancante, fra il mondo delle carte e il mondo delle cose, non lo doveva cercare lontano: era lì» (Primo Levi, Ferro, Il sistema periodico)

     

    Una definizione

    • Riassumere l’azione didattica in una tavola in cui sono raccolte le competenze.
    • Riassumere in un quadro sinottico le competenze da potenziare, valutare e valorizzare nel lavoro con studenti e studentesse.
    • Riassumere in una mappa quanto elaborato dalle normative.

    Questa è la nostra Tavola Periodica delle Competenze TPC)

    Come la tavola di Mendeleev aveva tentato di riassumere il mondo, così questa tavola si propone di riassumere la complessità dell’azione didattica: offre al docente la possibilità di orientarsi rapidamente negli elementi che compongono le competenze e gli consente di intercettare gli aspetti di volta in volta richiesti.

     L’esperienza vissuta in questi mesi ha costretto tutti a fare i conti con una valutazione diversa e, almeno per alcuni, con una nuova didattica, attenta finalmente alle competenze, oltre che ai contenuti. Si tratta quindi di porre le basi per spostare nell’ordinario quello che per qualcuno è stato solo straordinario.

    Lo strumento proposto è una sorta di atlante che offre la possibilità di orientarsi velocemente tra le competenze e aiuta a connetterle alle operazioni didattiche. È un quadro d’insieme che, nelle nostre intenzioni, va condiviso con studenti e studentesse e poi applicato nella pratica quotidiana.

    Come spiegato più avanti, abbiamo ragionato sulle fonti normative e sui documenti programmatici di riferimento, elaborando uno strumento nato dall’esigenza di rendere operative e fruibili quelle competenze così importanti per il nostro lavoro. Certo, l’impresa potrebbe riecheggiare il celebre testo di Perec:  «Di queste cose, molte, se non la maggior parte, sono state descritte, classificate, fotografate, raccontate o recensite. Nelle pagine che seguono, il mio intento è stato piuttosto quello di descrivere il resto» (G. Perec, Tentativo di esaurire un luogo parigino, Voland, 2011).

    Bene: visto che anche le competenze «sono state descritte, classificate, fotografate, raccontate o recensite», il tentativo è ora quello di organizzare l’esistente per renderlo fruibile e applicabile.

     Di che cosa si tratta, dunque? Abbiamo voluto utilizzare la metafora della Tavola periodica e applicarla alle competenze individuando prima di tutto sei macro aree, articolate poi in descrittori:

    1. comunicare;
    2. leggere e comprendere; 
    3. collaborare;
    4. valutare;
    5. competenze digitali (Dig Comp 2.1);
    6.  apprendere.

    La genesi

    Sulla base della nostra esperienza, condivisa nel gruppo e fondata sulla progettazione e valutazione per competenze, riteniamo che l’insegnamento centrato solo sulla trasmissione delle conoscenze sia poco significativo e in certi casi dannoso, perché passivante. 

    Infatti, di fronte alla routine lezione frontale/esercizi/verifica periodica, lo studente può, sì, adeguarsi, ma molto più spesso attuare strategie di differimento, che, alla fine, contribuiscono prevalentemente alla memorizzazione ‘volatile’ di una serie di nozioni, finalizzate alla verifica. Questo fenomeno appare ancor più evidente nella DAD, soprattutto se realizzata come pura e semplice trasposizione telematica delle modalità in presenza.

     È necessario sperimentare l’integrazione e l’interazione fra nuove tecnologie e nuova didattica, anzi, approfittare della condizione presente per elaborare metodi che sfruttino lo strumento e lo rendano efficace. 

     I fondamenti

     La TPC è una rappresentazione di processi le cui fondamenta trovano ragione d’essere in una serie di documenti di riferimento essenziali. Nella produzione normativa sono centrali alcuni snodi che hanno ispirato la realizzazione della Tavola e, nello specifico, l’individuazione delle competenze e dei relativi raggruppamenti. Innanzitutto il lavoro ha preso le mosse da una riflessione attenta sulle Indicazioni nazionali dei licei (D.I. 211/2010), dalle competenze e dagli obiettivi specifici di apprendimento, qui inseriti nella dimensione definita apprendere. Alle Indicazioni dei Licei si affiancano le analoghe disposizioni normative per gli istituti tecnici e professionali e quelle dell’O. M. per gli Esami di Stato nel secondo ciclo di istruzione (O.M 3 marzo 2021 n. 53). Quest’ultima converge con l’idea di una centralità dell’osservazione delle competenze acquisite nel corso del quinquennio, nonché con quanto si è andato definendo attraverso il percorso delle Raccomandazioni europee per le competenze chiave per l’apprendimento permanente dal 2006 al 2018.

    Se da una parte queste competenze chiave sono anche un riferimento utile alla definizione di altre dimensioni come comunicare” e collaborare, è altrettanto importante tenere conto di come esse abbiano rappresentato una base per le competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria (allegato 2 al D.M. 139/2007 e certificato delle competenze per l’assolvimento di cui al D.M. 9/2010) e rappresentino tuttora uno scenario utile all’intero panorama della TPC.

    Rispetto alla dimensione del comunicare sono apparsi inoltre significativi anche gli indicatori proposti dal Quadro di riferimento per la redazione e lo svolgimento della prima prova scritta dell’esame di Stato (allegato al D.M. 769/2018).

    La dimensione delle competenze raccolte sotto il titolo leggere e comprendere trova una sintesi completa e funzionale nel Quadro di riferimento delle prove INVALSI di Italiano (edizione 2018). Per la voce valutare si è preso spunto dal dettato del documento tecnico per le linee guida per gli istituti tecnici e professionali (Direttive ministeriali 57/2010 per tecnici e 65/2010 per professionali).

    Infine l’ambito definito come DigComp 2.1   recepisce le sollecitazioni e le indicazioni europee in merito alla competenza digitale (DigComp 2.1./2017) e alle sue potenzialità, soprattutto creative.

    In definitiva l’attività di costruzione della TPC è anche il prodotto di un attraversamento di diversi strumenti normativi, documenti e raccomandazioni, alla ricerca di punti di connessione, suggerimenti, indicazioni, ai fini di una sintesi che accetta una sfida, quella di provare ad armonizzare e far dialogare al proprio interno una vasta produzione, perché si possa avere un ‘colpo d’occhio’ d’insieme sulle competenze in gioco. 

    L’utilizzo

    La TPC è organizzata per gruppi di elementi, aspetti e dimensioni; segue le costanti e marca le differenze; è aperta; è flessibile; permette di stabilire legami e collegamenti. Riassume la materia dell’attività scolastica e ne definisce i costituenti base: è un repertorio ragionato e organizzato delle competenze e in quanto tale consente sia di descrivere quanto avviene nelle classi e nell’insegnamento / apprendimento,  sia di comprenderlo, sia di crearlo o ricomporlo.

    Permette di operare con metodo per aiutare i docenti e gli studenti a compiere alcune operazioni importanti per una didattica davvero efficace. Infatti fornisce i nomi e le etichette delle attività che si compiono nelle diverse fasi di lavoro, aiuta a scandire le operazioni, consente di definire nel dettaglio che cosa avviene in una didattica condotta secondo criteri corrispondenti ai metodi e alle operazioni.

    Dare un nome e una collocazione alle competenze, creare legami e definire i dettagli di quanto avviene è basilare per l’aumento di efficacia.  Si può così nel dettaglio definire cosa accade, per esempio, quando:

    • si ricostruisce l’apprendimento precedente e lo si integra con l’apprendimento nuovo, secondo diverse procedure:
    • si orienta l’apprendimento stabilendo traguardi e obiettivi;
    • si forniscono feedback e si punta sull’autovalutazione e sulla consapevolezza;
    • si destruttura e ristruttura il compito, l’argomento, la consegna;
    • si sollecitano gli studenti a processi cognitivi ben definiti, alti, sfidanti, volti a comprensione sempre più approfondita;
    • si fa pratica cambiando i punti di vista e contesti applicativi;
    • si punta al progressivo incremento dell’autonomia dello studente;
    • si mettono al centro del lavoro le capacità dei singoli, le potenzialità delle relazioni nel gruppo, la forza dei contenuti e delle procedure.

    Apprendere e far diventare la conoscenza ogni volta qualcosa di nuovo e vitale, agire nel contesto di metodi e modelli ben organizzati, significa basarsi sulla chiarezza degli obiettivi, delle operazioni, dei progetti, definendo la sequenza delle fasi e dei passi di apprendimento.

    L’utilizzo della TPC, sia per descrivere sia per progettare l’azione didattica, permette di costruire percorsi didattici innovativi, ben organizzati, efficaci dal punto di vista metodologico; promuove una didattica trasparente e condivisa. 

    E ora?

     La prospettiva offerta dalla TPC, strumento di lavoro condiviso e condivisibile,  è quella di una messa in atto,  della prosecuzione di una sperimentazione in grado di testarne l’efficacia in altri ambiti (e, magari, non solo nel curricolo di italiano): infatti promuovere le competenze per noi è superare l’aspetto meramente teorico (senza per questo dimenticarlo), farle vivere nella pratica didattica, coniugando l’attenzione alla motivazione ad apprendere da parte dello studente  a una didattica a carte scoperte.

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